Wednesday 25 March 2009

Watchmen (Z. Snyder, 2009)


Che Zack Snyder sia un regista dai mezzi visionari nessuno lo mette più in dubbio.

"300", indipendentemente dalla storia o dalla sceneggiatura, portò con sé una tecnica visiva nuova per i non addetti ai lavori ed ora è la volta di "Watchmen".

A differenza del precedente film di Snyder, questo è molto più complesso, non solo visivamente ma anche, e soprattutto, dal punto di vista dei contenuti.

In quasi tre ore di film i registri stilistici variano ed interagiscono: sullo sfondo apocalittico in chiave "Dottor Stranamore" ognuno dei personaggi principali porta con sé una dimensione cinematografica.

Nite Owl II (Patrick Wilson) è l'eroe nella sua accezione classica, non privo di difetti ma comunque di saldi valori e, nella vita quotidiana, è l'americano medio.

Silk Spectre II (Malin Akerman, la meno convincente del cast) è il personaggio meno riuscito, forse perché lo stereotipo della bellona, unito alla mancanza di espressività e profondità, nonché ad una parrucca poco raccomandabile, sfigura accanto all'autoironia tragica dell'originale Silk Spectre, interpretata da un'irriconoscibile Carla Gugino.

Ozymandias (Matthew Goode) paragona se stesso ad Alessandro Magno e non ha tutti i torti, dato che il suo personaggio presenta caratteristiche affini al leggendario sovrano, quali una spiccata megalomania e creatività, ed inoltre anche tratti decisamente machiavellici, come l'ambiguità nel trattare i suoi affari e la capacità "politica".

Il Comico (un insolito Jeffrey Dean Morgan) è parente del Joker: spietato, grottesco, amante del Chaos e del paradosso.

Egli, a differenza del secondo, viene sconfitto al suo stesso gioco ed il suo momento di catarsi è la goccia che dà il via al film.

Ho volutamente lasciato per ultimi i due personaggi che mi hanno fatto maggiormente riflettere: Dr. Manhattan e Rorschach.

Il primo (un malinconico Billy Crudup) rappresenta l'aspetto più prettamente filosofico della storia: invece di essere una divinità che si è resa umana egli ha sperimentato il processo inverso ed uno dei momenti più stimolanti del film è il raggiungimento di una forma di atarassia, consistente nel totale disinteresse per il mondo degli umani. Il suo status di divinità assente non è quello descritto da Epicuro, bensì deriva da un sofferto processo di adeguamento da parte di un uomo che non può essere più tale in virtù del suo immenso potere. La tragicità del personaggio si manifesta nella sua malinconia, l'unico sentimento umano che sembra non abbandonarlo sino alla fine del film.

Il secondo (l'ottimo Jackie Earle Haley) è la voce narrante del film ed è anche il personaggio più difficilmente ascrivibile ad una categoria predefinita: le sfumature della sua personalità sono come le macchie fluide della sua "faccia", ognuna cela moltissimi significati eppure ne mostra uno solo.

Il personaggio è a tratti terrificante, a tratti il più umano, con una variante infinita nel mezzo, dall'accattivante atteggiamento alla Sherlock Holmes all'immagine più o meno classica del giustiziere mascherato.

Per quanto riguarda il film nel complesso, non ho apprezzato certi eccessi e lungaggini, come mi è sembrata ad esempio la love/sex story tra due dei personaggi principali o la sequenza della prigione, che pure ha la migliore inquadratura, quasi hitchcockiana, di tutto il film (ha a che fare con il movimento della porta di un bagno, per chi ha già visto il film), però devo dire che tutto sommato ho ammirato la peculiarità della storia e il linguaggio visivo del film e che la durata non indifferente del film si è esaurita molto agevolmente, coronata da un finale in stile fratelli Coen assolutamente da non perdere.

Un consiglio: prima di entrare in sala è necessario avere bene in mente il fatto che il film sia stato tratto da un fumetto, altrimenti sarà molto difficile attuare quella che viene comunemente definita "suspension of disbelief".