Tuesday 15 December 2009

67th Golden Globe Awards winners 17/01/2010 (motion picture)



Best Motion Picture - Drama
Nominees:
*Avatar (2009)*
The Hurt Locker (2008)
Inglourious Basterds (2009)
Precious: Based on the Novel Push by Sapphire (2009)
Up in the Air (2009/I)


Best Motion Picture - Musical or Comedy
Nominees:
(500) Days of Summer (2009)
*The Hangover (2009)*
It's Complicated (2009)
Julie & Julia (2009)
Nine (2009)


Best Performance by an Actor in a Motion Picture - Drama
Nominees:
*Jeff Bridges for Crazy Heart (2009)*
George Clooney for Up in the Air (2009/I)
Colin Firth for A Single Man (2009)
Morgan Freeman for Invictus (2009)
Tobey Maguire for Brothers (2009/I)


Best Performance by an Actress in a Motion Picture - Drama
Nominees:
Emily Blunt for The Young Victoria (2009)
*Sandra Bullock for The Blind Side (2009)*
Helen Mirren for The Last Station (2009)
Carey Mulligan for An Education (2009)
Gabourey 'Gabby' Sidibe for Precious: Based on the Novel Push by Sapphire (2009)


Best Performance by an Actor in a Motion Picture - Musical or Comedy
Nominees:
Matt Damon for The Informant! (2009)
Daniel Day-Lewis for Nine (2009)
*Robert Downey Jr. for Sherlock Holmes (2009)*
Joseph Gordon-Levitt for (500) Days of Summer (2009)
Michael Stuhlbarg for A Serious Man (2009)


Best Performance by an Actress in a Motion Picture - Musical or Comedy
Nominees:
Sandra Bullock for The Proposal (2009/I)
Marion Cotillard for Nine (2009)
Julia Roberts for Duplicity (2009)
Meryl Streep for It's Complicated (2009)
*Meryl Streep for Julie & Julia (2009)*


Best Performance by an Actor in a Supporting Role in a Motion Picture
Nominees:
Matt Damon for Invictus (2009)
Woody Harrelson for The Messenger (2009/I)
Christopher Plummer for The Last Station (2009)
Stanley Tucci for The Lovely Bones (2009)
*Christoph Waltz for Inglourious Basterds (2009)*


Best Performance by an Actress in a Supporting Role in a Motion Picture
Nominees:
Penélope Cruz for Nine (2009)
Vera Farmiga for Up in the Air (2009/I)
Anna Kendrick for Up in the Air (2009/I)
*Mo'Nique for Precious: Based on the Novel Push by Sapphire (2009)*
Julianne Moore for A Single Man (2009)


Best Director - Motion Picture
Nominees:
Kathryn Bigelow for The Hurt Locker (2008)
*James Cameron for Avatar (2009)*
Clint Eastwood for Invictus (2009)
Jason Reitman for Up in the Air (2009/I)
Quentin Tarantino for Inglourious Basterds (2009)


Best Screenplay - Motion Picture
Nominees:
District 9 (2009): Neill Blomkamp, Terri Tatchell
The Hurt Locker (2008): Mark Boal
Inglourious Basterds (2009): Quentin Tarantino
It's Complicated (2009): Nancy Meyers
*Up in the Air (2009/I): Jason Reitman, Sheldon Turner*


Best Original Song - Motion Picture
Nominees:
Avatar (2009): James Horner, Simon Franglen, Kuk Harrell("I Will See You")
Brothers (2009/I): U2, Bono("Winter")
*Crazy Heart (2009): T-Bone Burnett, Ryan Bingham("The Weary Kind")*
Everybody's Fine (2009): Paul McCartney("(I Want To) Come Home")
Nine (2009): Maury Yeston("Cinema Italiano")


Best Original Score - Motion Picture
Nominees:
Avatar (2009): James Horner
The Informant! (2009): Marvin Hamlisch
A Single Man (2009): Abel Korzeniowski
*Up (2009): Michael Giacchino*
Where the Wild Things Are (2009): Carter Burwell, Karen Orzolek


Best Animated Film
Nominees:
Cloudy with a Chance of Meatballs (2009)
Coraline (2009)
Fantastic Mr. Fox (2009)
The Princess and the Frog (2009)
*Up (2009)*


Best Foreign Language Film
Nominees:
Los abrazos rotos (2009)
Baarìa (2009)
*Das weisse Band - Eine deutsche Kindergeschichte (2009)*
La nana (2009)
Un prophète (2009)

Sunday 22 November 2009

New Moon (C. Weitz, 2009)


Il secondo capitolo della saga di "Twilight" narra la separazione tra i due amanti Bella, umana, ed Edward, vampiro, in seguito ad un terribile incidente e le conseguenze che ne derivano.

Se il valore di un film adattato da un romanzo si misura in termini di fedeltà al modello originale, "New Moon" ricade sicuramente in una categoria positiva.
Tuttavia, la fedeltà assoluta al romanzo non funziona sempre e comunque, a maggior ragione se quest'ultimo non si presta in via immediata ad un linguaggio visivo come quello cinematografico.
Infatti, il libro della Meyer è radicalmente introspettivo, dal momento che la storia è filtrata interamente attraverso la depressione profonda e ossessiva in cui si trova la protagonista Bella, la quale affida alla memoria tutto il suo essere, per esempio tentando in ogni modo di sentire la voce di Edward, il suo amato perduto, un'illusione pericolosa e totalizzante.
Gli accorgimenti portati avanti dal team che ha realizzato questo secondo capitolo della saga fantasy sorprendono per la capacità di dare un ritmo costante alla storia, nonché per l'intelligenza con cui i pensieri di Bella vengono tradotti sullo schermo.
Un esempio in merito è dato dalla voce narrante della protagonista, che non si limita a raccontare i propri stati d'animo, il che avrebbe appestantito terribilmente la scioltezza del racconto, bensì immagina di narrarli per corrispondenza al personaggio di Alice, sorella di Edward.
Tuttavia, l'esempio più citato è rappresentato dal modo in cui è stata riportata la continua impressione da parte di Bella di sentire la voce dell'amato: un semplice voice over di Edward avrebbe costituito un'inutile distrazione rispetto agli accadimenti narrati, motivo per cui tale voce illusoria è stata incorporata tramite apparizioni fugaci del personaggio in nuvole di fumo et similia per rendere l'idea della sua inconsistenza materiale. Purtroppo il trucco non riesce ad ogni tentativo ma è meglio di niente.
In compenso, alcune parti del libro vengono decisamente migliorate (basti l'esempio del ricongiungimento in Italia, per chi ha già visto il film), altre debitamente "sfrondate" oppure acutamente invertite, e Melissa Rosenberg si conferma ancora una volta sceneggiatrice intelligente e misurata.
Al di là della validità dell'adattamento, è necessario ponderare il valore di "New Moon" in quanto film e raccordarlo al precedente nella saga (mi riferisco, ovviamente, a "Twilight"). Non vi è alcun dubbio circa l'impostazione di fondo del film: infatti, mentre il precedente conserva in toto la pervasività del punto di vista unitario, ossia l'"Io" della protagonista, e di conseguenza si muove su una direttrice intimistica a cui si addice perfettamente lo stile indie della pellicola, questo secondo capitolo si pone in un'ottica esterna e frammenta la prospettiva della narrazione al fine di rendere la storia un racconto fantasy decisamente più classico in tutti i suoi elementi, dalla regia alla fotografia alla musica e così via.
Il risultato è un ottimo rappresentante del genere, anche se non privo di qualche involontario momento di ilarità (per esempio la sequenza della visione di Aro, sempre per chi ha visto il film).
Alcuni critici si sono soffermati, a mio avviso eccessivamente, sull'ideologia di fondo, il sottotesto di impronta mormone in base al quale tutto il film costituirebbe una rappresentazione allegorica dell'astinenza sessuale.
Personalmente credo che tali osservazioni non aggiungano nulla allo spessore del film, che si regge da solo come favola tragica e romantica arricchita dalla grandeur dell'epica.

Friday 9 October 2009

Baarìa (G. Tornatore, 2009)


Gli spunti dai quali iniziare questa breve riflessione sono tanti, anzi, tantissimi. Nessuno potrebbe dubitare del fatto che "Baarìa" abbia tutte le carte in regola per diventare oggetto di una tesi in storia del cinema. Per tale motivo, in questa sede mi limiterò ad esporre una breve sintesi del "flusso di coscienza" che ho sperimentato durante i titoli di coda. Ebbene, mi sono chiesta principalmente che ruolo abbia, in questo lungo film, la figura del regista: Tornatore è un osservatore, uno dei tanti personaggi che popolano lo scenario oppure il protagonista (o meglio, i protagonisti)? Se fosse un osservatore, il film non avrebbe molto senso: in effetti, una qualche parvenza di struttura narrativa è, a mio avviso, del tutto assente, in quanto i personaggi non risaltano individualmente e sono piuttosto trascinati dal contesto che li circonda, come ad esempio la scenografia monumentale e luminosa raffigurante Bagheria e le note possenti di Morricone. In altri termini, un osservatore terrebbe le redini del film, articolandone la storia in una messa in scena intimamente razionale ed agendo come una sorta di burattinaio, manipolando a dovere le emozioni degli spettatori. Tuttavia, a me sembra che "Baarìa" sia un film, per così dire, "a briglia sciolta", che non rispecchia alcun disegno predeterminato. Sorge dunque spontaneo interrogarsi sulla possibilità che Tornatore si sia volutamente inserito nella dimensione corale di questa opera magna, assorbendo il "sentire comune" per rappresentare scene di vita vissuta, in cui non hanno importanza i personaggi bensì il contesto sociale entro il quale essi sono temprati, così come fecero Verga o Zola al loro tempo. Questa tesi è sicuramente avvalorata dal frequentissimo uso che il regista fa del meccanismo di dissolvenza, quasi a suggerire che il film non sia altro che una giustapposizione di corti cinematografici o aneddoti di matrice culturale. Purtroppo, neanche questa soluzione mi convince, in quanto ignora completamente l'elemento che, secondo me, costituisce la chiave di volta, il filo conduttore della storia, ossia la dimensione onirica. Infatti, prendendo nuovamente in considerazione la domanda che mi sono posta in apertura, mi sento di dover accogliere la tesi che vede nel regista il vero protagonista del film, anche se non nel significato comunemente inteso. A mio avviso, "Baarìa" non è, come i titoli di coda sembrano indurre a credere, un excursus autobiografico, bensì la rappresentazione dell'impulsività più profonda dell'autore, come gli schizzi di un artista sulla tela. Fuori di metafora, credo che sia importantissimo notare che il film è intriso di magia, ma non quella delle favole, quanto piuttosto di sogni nostalgici, amari e, a tratti, anche grotteschi. Se dovessi qualificare quest'opera di modo da descriverla adeguatamente, forse direi semplicemente che essa è "impulsiva": ad un linguaggio figurativo "surrealista" si accompagna un sostrato decisamente pessimista, che il regista ha voluto descrivere in via mediata tramite la curiosità e la fantasia di un bambino, il suo più autentico alter ego, fatto che rende ancora più tragico il messaggio lanciato quasi inconsciamente da Tornatore. Come non cogliere l'amarezza della splendida sequenza che intreccia presente e passato? Nel vederla, ho pensato alla celeberrima nonché ipercitata frase pronunciata in "Il Gattopardo" da Tancredi: "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi". Come non ridere a denti stretti nella magistrale scena della farmacia? Come non piangere di fronte ad un uomo che realizza qualcosa di inimmaginabile oramai in fin di vita? In definitiva, nel rappresentare tutto ciò il regista ha sentito l'esigenza, a mio avviso, di condividere con il suo pubblico quanto era rinchiuso al sicuro nella culla della sua coscienza.Quale mezzo migliore per comunicare impulsi così passionali che le memorie di un bambino cresciuto a Baarìa? Ebbene, io credo che il film possa essere apprezzato soltanto qualora lo si consideri sotto questo profilo, ossia come portato dell'esperienza cinematografica di un regista che non è riuscito a scacciare gli stimoli provenienti dal suo cinema più cupo ed introspettivo ("La sconosciuta" docet) da quello che poteva, e forse voleva, essere un abbandono totale alla meraviglia ed alle paure dell'infanzia (si vedano in proposito i continui richiami a "Nuovo Cinema Paradiso"). Infatti, considerato in un'ottica più generale, il film risente,a mio avviso, di una certa sovrabbondanza di materiale, destinato ad essere appiattito e disperso dalla mancanza di un forte timoniere.



Monday 24 August 2009

In Bruges (M. McDonagh, 2008)


OSCARS 2009 Nomination: Best Original Screenplay - Martin McDonagh
BAFTAS 2009 Win: Best Original Screenplay - Martin McDonagh
GOLDEN GLOBES 2009 Win: Best Actor in a Motion Picture Comedy or Musical - Colin Farrell


Ken: Coming up?
Ray: What's up there?
Ken: The view.
Ray: The view of what? The view of down here? I can see that down here.
Ken: Ray, you are about the worst tourist in the whole world.
Ray: Ken, I grew up in Dublin. I love Dublin. If I grew up on a farm, and was retarded, Bruges might impress me but I didn't, so it doesn't.


Ken (Brendan Gleeson) and Ray (Colin Farrell) are hitmen. Their boss, Harry (Ralph Fiennes), instructs them to travel to Bruges and await further instructions while hiding out in the medieval town, since Ray has made a terrible, life-changing mistake on the job.
"In Bruges" is listed virtually everywhere as "comedy", but a slightly-more-than-superficial viewer might have something to say about that. In fact, the film is actually a complex fresco of slapstick comedy, intense mob drama, gothic phantasmagoria and, to top it all off, grotesque extravaganza. What makes this film so unique and superb is an (apparently) unlikely combination of genres in one unfathomable, original, hilarious and outrageous script, wrongfully devoid of an Oscar. Most of the time you forget that Ken and Ray are Irish mobsters rather accidental tourists and Farrell plus Gleeson plus Fiennes equals comedic virtuosity. Colin Farrell graces us with the best performance of his entire career, full of immeasurable depth and versatility, while Brendan Gleeson watches over him with paternal warmth and veteran excellence. Ralph Fiennes rounds out the main cast as a foul-mouthed, shamefully funny and overly memorable mob-boss, thus proving his exquisite range as an actor. There is one member of the cast who is not mentioned as such, but nevertheless acquires fundamental importance: that is, of course, the town of Bruges, exuding its ancient history from every inch of the screen and wrapped in Eigil Bryld's marvellous cinematography, which gives it an aura of mysticism and mystery seldom achieved in films. Carter Burwell's full-bodied and profound score underlines the dramatic aspects of the story, which crawl almost unnoticed during the first part of the film only to explode with violent and bloody vigour in the second one and culminate into a suspenseful finale. Overall, this subtle operation is not a dish for the weak-hearted or the intellectually obtuse, as it conjures up an emotional journey which requires full involvement, suspension of disbelief and, most importantly, intellectual openness, a trait rarely found in contemporary audiences.

Sunday 19 July 2009

Harry Potter e il principe mezzosangue (D. Yates, 2009)



Harry Potter (Daniel Radcliffe) viene incaricato da Albus Silente (Michael Gambon) di convincere un professore di Hogwarts, Horace Lumacorno (Jim Broadbent), a rivelare il terribile segreto che costituisce la chiave per sconfiggere il perfido Lord Voldemort.
Nelle innumerevoli interviste rilasciate da David Yates prima dell'uscita del film, il regista ha insistito sul fatto che, nel realizzare "Il principe mezzosangue", egli ha bilanciato la comicità quasi-adolescenziale e spensierata presente nel libro della Rowling con il filo perpetuo costituito dalla lotta tra Bene e Male, senza rendersi minimamente conto che il suo vanto è in realtà proprio l'elemento fondamentale che, a conti fatti, impoverisce fino al punto della banalizzazione gratuita l'intrinseca complessità della storia, così come viene a tratti percepita eppure mai sviluppata "a regola d'arte".
Yates è un regista televisivo dallo stampo particolarmente tradizionale e ciò è quantomai evidente nel film in questione: la trama non è una struttura articolata, bensì il risultato della giustapposizione di compartimenti stagni in una successione eccessivamente logica e piatta.
Tuttavia, come è universalmente noto, la magia è illogica, privilegia il mistero e l'intuito, motivo per cui Yates finisce per trasformare una storia dal potenziale alquanto suggestivo in un equivoco e barboso raziocinio, privo di qualsivoglia guizzo di originalità.
Peccato, perché la fotografia di Bruno Delbonnel, impostata su tonalità grigie volutamente ambigue, è la migliore che si si mai vista in tutti i film della serie, magistralmente cupa e dalle soluzioni inaspettate.
Inoltre, il cast è al massimo: sono bravissimi i soliti noti, in particolare Tom Felton nel ruolo di Draco Malfoy, un personaggio che riceve finalmente la profondità che gli era stata negata, tanto che alcuni critici hanno affermato che il Draco cinematografico sopravanza l'alter ego cartaceo, e Jim Broadbent, il nuovo professore di turno, è, come al solito, meravigliosamente camaleontico.
Il film richiedeva l'apporto di qualcuno in grado di differenziare adeguatamente i registri stilistici, nonché di una sceneggiatura meno annoiata e distante, quanto piuttosto finalizzata a migliorare i confusi libri della Rowling e non ad ottenere l'effetto contrario.
Mike Newell (regista di "Harry Potter e il calice di fuoco") docet.
Peccato, peccato, peccato.

Trailer originale: http://www.apple.com/trailers/wb/harrypotterandthehalfbloodprince/

Monday 29 June 2009

Transformers: la vendetta del Caduto (M. Bay, 2009)


Sam Witwicky (Shia La Beouf), tornato alla quasi-normalità della vita e sul punto di iniziare il college, è costretto ad affiancare nuovamente l'alieno Optimus Prime e la sua squadra di Autobots per impedire ai perfidi Decepticons di distruggere la Terra.

Squadra vincente non si cambia. Il regista Michael Bay (tra gli altri, "Armageddon", "The Rock" e "Pearl Harbor"), alla sua seconda impresa con gli alieni del pianeta di Cybetron, mantiene sullo schermo gli stessi personaggi del film precedente, con qualche gradita estensione dello screen time di alcuni di essi, nonché con qualche piacevole aggiunta (ad esempio il piccolo Wheelie, i cui turpiloqui farebbero arrossire un rapper).

La critica statunitense si è abbattuta sul film come un uragano, con frasi del tipo "...il film, in appena pochi secondi, perviene all'incoerenza..." (così John Anderson in "The Washington Post", 24 giugno 2009), oppure, "questo ... è un ammasso di schifezze luccicanti" (così Joe Morgenstern in "The Wall Street Journal", 29 giugno 2009), o ancora, "... è più che brutto, dà forma ad una autonoma categoria di terrificante ..." (così Peter Travers in "Rolling Stone", 24 giugno 2009).

Indubbiamente a Hollywood sembra vigere una sorta di "regola del quadrato", in base alla quale un blockbuster di successo deve necessariamente ricevere il beneficio del sequel e le proporzioni di una tale operazione devono essere inequivocabilmente elevate al quadrato rispetto a quelle del predecessore.

"La Vendetta del Caduto" ha spazio per una maggiore quantità di scene d'azione, i combattimenti occupano gran parte del film e gli alieni sono complessivamente di più; tuttavia, a mio avviso, il quid pluris non inficia la miscela originaria, a differenza di quanto è accaduto ad diversi film dello stesso genere (ad esempio il pessimo "Spider-Man 3").

Il film si salva per lo più grazie ai numerosi momenti di comicità del tutto volontaria, che inducono gli spettatori a non prendere troppo sul serio l'insieme, quanto piuttosto a rilassarsi e a godersi il pirotecnico spettacolo.

Un altro punto di forza è costituito dal cast, capitanato da Shia LaBeouf, un giovane attore dalla vocazione comica innata (non a caso si è affermato nei segmenti del noto "Saturday Night Live Show"), assistito da validi comprimari (non tanto Megan Fox, quanto piuttosto Kevin Dunn e Julie White nel ruolo, che sfiora il satirico, degli stralunati genitori di Sam).

Gli effetti speciali sono strabilianti e, a tratti, gli alieni mostrano di provare sentimenti umani: l'esempio più immediato è ovviamente quello del commovente rapporto tra Sam e il suo tenero protettore Bumblebee (in italiano, letteralmente, "calabrone", forse a causa dei colori che lo contraddistinguono, chissà).

La musica trionfale, nonché memorabile, di Steve Jablonsky ("The Island", "Desperate Housewives", tra gli altri), uno degli allievi del grande maestro Hans Zimmer (tra l'altro, vincitore del premio Oscar per la colonna sonora di "Il Re Leone"), accompagna il tutto, insieme ai ritmi dei Linkin Park, oramai assidui collaboratori della serie.

L'unica critica netta che vorrei avanzare nei confronti del film è la sua eccessiva durata: personalmente ritengo che venti minuti in meno di esplosioni, a fronte dell'attuale durata di 147 minuti, non avrebbero nuociuto ad uno sviluppo più agevole della storia.







Monday 18 May 2009

Angeli e Demoni (R. Howard, 2009)



In questa seconda avventura tratta dai romanzi di Dan Brown, il professor Robert Langdon (Tom Hanks) è incaricato dal Vaticano di risolvere il mistero che circonda un'antica setta, nota come "Illuminati", prima che la Città del Vaticano esploda a causa di un congegno rubato quando era ancora in fase sperimentale, costituito da "anti-materia".
Il professor Langdon ha poche ore per scovare il passaggio segreto che porta alla sede degli Illuminati, ma qualcuno si sta impegnando affinché ciò non succeda...


Premettendo che non ho letto alcun libro scritto da Dan Brown, mi è parso immediatamente che questo sia un film decisamente migliore del suo predecessore.
"Il Codice da Vinci" non sembrava, a dire il vero, un film diretto dal regista pluripremiato Ron Howard ("Apollo 13", "A Beautiful Mind", "Willow", ecc.): fedele alla lettera del romanzo, o almeno così mi è stato detto, il film procedeva senza ritmo, per lo più lentamente e, per chi, come la sottoscritta, non aveva letto il libro, molto confusamente.
Si trattava, in sostanza, di un brutto film, nel quale anche il pur illustre cast procedeva a tentoni, con un gran punto interrogativo nelle rispettive, nonché rare, espressioni facciali.

In questo caso, invece, Howard si è riappropriato della sua qualità di regista e quindi della sua piena facoltà di compiere scelte artistiche: infatti, è noto come alcune parti del libro, anche abbastanza significative e controverse, siano state sistematicamente tagliate, forse grazie anche alla lungimiranza di due sceneggiatori veterani come David Koepp ("Mission: Impossible", "Jurassic Park", "Spider-Man", ecc.) e Akiva Goldsman ("A Beautiful Mind", "Io, Robot", "Io Sono Leggenda").

Riducendo il finto misticismo di Brown e privilegiando l'anima del thriller, Howard confeziona un buon film d'azione, aiutato da un cast in ottima forma (su tutti Stellan Skarsgård nel ruolo dell'indecifrabile comandante Richter), dall'elegante fotografia di Salvatore Totino ("Frost/Nixon", "Cinderella Man", ecc.) e dalla corposa colonna sonora di un altro grande veterano del mondo del cinema, Hans Zimmer ("Il Gladiatore", "Il Re Leone", "Il Cavaliere Oscuro, "Rain Man", ecc.).

Vi è indubbiamente qualche incongruenza, come ad esempio l'ambientazione della scena del Pantheon, chiaramente girata in un momento della giornata diverso da quello che il film vorrebbe far credere, e la credibilità di alcuni dettagli è alquanto debole, ma quest'ultima "imperfezione" non può essere imputata agli sceneggiatori, i quali, bene o male, si sono dovuti appoggiare all'ossatura del romanzo.

Infine, se vi è un ambito entro il quale il film ha primeggiato nella rosa di quelli finora usciti nel 2009, è sicuramente quello, per così dire, grafico-pubblicitario: infatti, uno dei primi manifesti che hanno annunciato l'uscita del film raffigura una statua a forma di angelo (tra l'altro, un indizio assai importante nel film) sovrastante Piazza San Pietro.
La sensazione di essere invitati a scoptrire qualcosa di arcano e inspiegabile che trapela dall'immagine dovrebbe bastare quantomeno a incuriosire chi si trovi ad ammirarlo senza avere idea di cosa parli il film.

Thursday 14 May 2009

Star Trek (2009, J.J. Abrams)



La resuscitazione di veri e propri cimeli di culto della cinematografia e della televisione è un'operazione alquanto rischiosa, in quanto l'entità dei sentimenti nostalgici riecheggiati da pilastri dell'immaginario collettivo cristallizzati in una veste immortale è tale da trovare un approdo anche nella coscienza di chi si pone all'esterno delle orde di "seguaci", come una sorta di leggenda radicatasi nel costume sociale.

Riguardo a uno di questi cimeli, ossia la serie televisiva "Star Trek", ammetto di non essere propriamente una "fan", pur avendo una conoscenza adeguata del fenomeno, e tengo piuttosto a rivendicare un collocamento tra gli appassionati di "Star Wars".

Si tratta di due fenomeni ben diversi e tuttavia lo stesso regista J.J. Abrams ha affermato, nel corso di una recente intervista, di essere anch'egli più propriamente un ammiratore della saga ideata da Lucas piuttosto che quella ideata da Roddenberry.

In effetti il film è un incrocio sperimentale tra "Star Trek" e "Star Wars": del primo conserva l'attenzione rivolta ai dialoghi per definire i rapporti tipicamente umani tra i personaggi e infatti numerose sequenze si svolgono tramite lunghi dialoghi, almeno in base agli standards dei film di fantascienza, tra i vari membri dell'equipaggio della nave spaziale S.S. Enterprise e non solo; del secondo prende ad esempio l'impostazione delle sequenze d'azione nello spazio e l'ambientazione dei pianeti alieni, controbilanciando, con successo, il primo aspetto.

I puristi della serie, senza dubbio, si metteranno le mani tra i capelli di fronte alla radicalità della storia, risultante in una vera "tabula rasa" rispetto alla tradizione passata, per motivi che in questa sede non verranno rivelati, ma in tal senso non posso commentare, in mancanza di una qualche forma di ossequio nei confronti della serie originale.

Un ritorno al passato della sceneggiatura è semmai evidente nell'"occhiolino" all'umorismo dei primordi, soprattutto tramite le battute di Leonard "Bones" McCoy (Karl Urban), tra i personaggi più riusciti, insieme al cattivo Nero (un quasi irriconoscibile Eric Bana).
La storia non annoia neanche i "laici" e indubbiamente questo è un buon segno: tuttavia, paradossalmente, l'apice del film è il suo inizio.

Infatti, se è vero che il finale costituisce solitamente il presupposto imprescindibile sul quale porre le basi del giudizio sull'intero film, in questo caso i primi dieci minuti sono da capolavoro: senza volerne rivelare il contenuto, basti sapere che si tratta di una sintesi perfetta di "space opera" e classico stile trekkiano, malinconica, adrenalinica ed emozionante.

Assolutamente da vedere sul grande schermo, possibilmente in originale, dato che in questo caso le carenze del doppiaggio si fanno particolarmente sentire.

Un'ultima nota: gli appassionati della vecchia serie apprezzeranno l'"omaggio" del momento finale del film, qualora non sia loro sufficiente la presenza di un "guest star" esclusivo.



Trailer: http://www.apple.com/trailers/paramount/startrek/startrek_trailer3_large.html

Wednesday 25 March 2009

Watchmen (Z. Snyder, 2009)


Che Zack Snyder sia un regista dai mezzi visionari nessuno lo mette più in dubbio.

"300", indipendentemente dalla storia o dalla sceneggiatura, portò con sé una tecnica visiva nuova per i non addetti ai lavori ed ora è la volta di "Watchmen".

A differenza del precedente film di Snyder, questo è molto più complesso, non solo visivamente ma anche, e soprattutto, dal punto di vista dei contenuti.

In quasi tre ore di film i registri stilistici variano ed interagiscono: sullo sfondo apocalittico in chiave "Dottor Stranamore" ognuno dei personaggi principali porta con sé una dimensione cinematografica.

Nite Owl II (Patrick Wilson) è l'eroe nella sua accezione classica, non privo di difetti ma comunque di saldi valori e, nella vita quotidiana, è l'americano medio.

Silk Spectre II (Malin Akerman, la meno convincente del cast) è il personaggio meno riuscito, forse perché lo stereotipo della bellona, unito alla mancanza di espressività e profondità, nonché ad una parrucca poco raccomandabile, sfigura accanto all'autoironia tragica dell'originale Silk Spectre, interpretata da un'irriconoscibile Carla Gugino.

Ozymandias (Matthew Goode) paragona se stesso ad Alessandro Magno e non ha tutti i torti, dato che il suo personaggio presenta caratteristiche affini al leggendario sovrano, quali una spiccata megalomania e creatività, ed inoltre anche tratti decisamente machiavellici, come l'ambiguità nel trattare i suoi affari e la capacità "politica".

Il Comico (un insolito Jeffrey Dean Morgan) è parente del Joker: spietato, grottesco, amante del Chaos e del paradosso.

Egli, a differenza del secondo, viene sconfitto al suo stesso gioco ed il suo momento di catarsi è la goccia che dà il via al film.

Ho volutamente lasciato per ultimi i due personaggi che mi hanno fatto maggiormente riflettere: Dr. Manhattan e Rorschach.

Il primo (un malinconico Billy Crudup) rappresenta l'aspetto più prettamente filosofico della storia: invece di essere una divinità che si è resa umana egli ha sperimentato il processo inverso ed uno dei momenti più stimolanti del film è il raggiungimento di una forma di atarassia, consistente nel totale disinteresse per il mondo degli umani. Il suo status di divinità assente non è quello descritto da Epicuro, bensì deriva da un sofferto processo di adeguamento da parte di un uomo che non può essere più tale in virtù del suo immenso potere. La tragicità del personaggio si manifesta nella sua malinconia, l'unico sentimento umano che sembra non abbandonarlo sino alla fine del film.

Il secondo (l'ottimo Jackie Earle Haley) è la voce narrante del film ed è anche il personaggio più difficilmente ascrivibile ad una categoria predefinita: le sfumature della sua personalità sono come le macchie fluide della sua "faccia", ognuna cela moltissimi significati eppure ne mostra uno solo.

Il personaggio è a tratti terrificante, a tratti il più umano, con una variante infinita nel mezzo, dall'accattivante atteggiamento alla Sherlock Holmes all'immagine più o meno classica del giustiziere mascherato.

Per quanto riguarda il film nel complesso, non ho apprezzato certi eccessi e lungaggini, come mi è sembrata ad esempio la love/sex story tra due dei personaggi principali o la sequenza della prigione, che pure ha la migliore inquadratura, quasi hitchcockiana, di tutto il film (ha a che fare con il movimento della porta di un bagno, per chi ha già visto il film), però devo dire che tutto sommato ho ammirato la peculiarità della storia e il linguaggio visivo del film e che la durata non indifferente del film si è esaurita molto agevolmente, coronata da un finale in stile fratelli Coen assolutamente da non perdere.

Un consiglio: prima di entrare in sala è necessario avere bene in mente il fatto che il film sia stato tratto da un fumetto, altrimenti sarà molto difficile attuare quella che viene comunemente definita "suspension of disbelief".


Thursday 26 February 2009

Miglior film d'animazione/Best animated feature film : WALL-E (A. Stanton, 2008)


WALL-E come Charlot. Era da quando Charlie Chaplin abbracciava il suo monello che il cinema non offriva un coinvolgimento così intenso senza fare uso del timbro di una voce umana, tale da produrre una simbiosi emotiva tra lo schermo e lo spettatore.

Il piccolo robottino è frutto di una genialità pura ed indiscriminata, la sua tenerezza muove alle lacrime e la sua espressività supera quella dei suoi pur bravissimi colleghi in carne ed ossa che gli hanno tenuto compagnia nella stagione dei premi culminata con gli Oscar.

Quando WALL-E incontra E.V.E., assorbe tutta la forza delle emozioni provocate dalla freccia di Cupido e la riversa sullo schermo senza alcun intermediario che ne argini gli effetti: inizia un sogno che vede nel meraviglioso viaggio di WALL-E nello spazio il momento artistico più alto, direi sublime, del film.

La tenacia visionaria dell'insieme suscita uno stato d'animo paragonabile a ciò che provò Alice quando cadde nella tana del coniglio, ovvero un senso di sconcerto e meraviglia, provato da chiunque assista ad un capovolgimento della propria prospettiva su tutto ciò che esiste: WALL-E è più umano degli umani, in quanto in lui possiamo intravedere tutte le caratteristiche positive degli stessi e neanche l'ombra di quelle che hanno in sé profili di negatività, ed è, in un certo senso, il fondatore di un'umanità rinata, innocente.

Molti hanno posto l'accento sulla parabola ecologica rappresentata dal film nel suo complesso e, indubbiamente, questo elemento è trattato una giusta dose di serietà ed a tratti con un pizzico di amara ironia nei confronti degli umani che non imparano mai.

Personalmente trovo che l'originalità del film stia, in gran parte, nella geniale intuizione di aver voluto compiere una rivoluzione copernicana riguardo al modo in cui noi percepiamo il concetto di umanità: Andrew Stanton non è ricorso al classico espediente di creare robot "umani" utilizzando i parametri che ci permettono di individuare un essere umano, bensì ha creato nuovi parametri da un sostrato nuovo, il piccolo WALL-E, la cui personalità diventa il criterio primo al quale raffrontare gli umani del film.

WALL-E arriva a provare ciò che prova tramite un percorso diverso ed autonomo rispetto al nostro, a tal punto da diventare l'idea, in senso platonico, di umanità, rispetto alla quale gli umani del film, e quindi noi tra un bel po' di anni, finiscono per essere una mera copia.

Dunque è squisitamente paradossale che siano stati uomini a concepire questo gioiello e che il Vero sia rappresentato dal piccolo robottino che colleziona rifiuti, danza al ritmo dei vecchi musical ed è curioso di ciò che sta al di là della fitta e perenne coltre di nubi sulla terra devastata dall'inquinamento.

Potrei scrivere molto di più sul film, per esempio riguardo all'influenza di WALL-E sugli altri robot (ma i più attenti se ne saranno accorti) e tuttavia credo che sia più opportuno fermarmi finché ne sono capace.

Oscar meritatissimo, forse era inutile precisarlo. Perché mai L'Academy non ha voluto candidare "WALL-E" nella categoria "Miglior film dell'anno"? Solo uno dei misteri di questa 81esima edizione.

Monday 23 February 2009

FOCUS Miglior attrice non protagonista. Best supporting actress.



Sebbene qualcuno avesse ipotizzato un testa a testa tra Penelope Cruz e Amy Adams, vi erano pochi dubbi circa la vittoria della meravigliosa Penelope per l'altrettanto meraviglioso "Vicky Cristina Barcelona", per il resto ignorato dall'Academy anche nella fase delle candidature.


La sua Maria Elena è un bellissimo esempio della pazzia dell'artista moderno (e non solo) : ironia, seduzione, passione, gelosia, genio, follia incapsulati alla perfezione nell'esile figura della grintosa spagnola.


Vorrei far notare, infine, quanto sia importante che il premio sia stato assegnato ad un'interpretazione brillante, a fronte del quasi totale dominio delle interpretazioni drammatiche.


Di seguito troverete il suo caloroso discorso di ringraziamento:


FOCUS Miglior attore protagonista. Best actor in a leading role.




Il premio è andato, con qualche esclamazione di sorpresa, a Sean Penn per la sua interpretazione in "Milk".


Personalmente, non ho mai creduto, a differenza della maggior parte delle persone, che l'Academy avrebbe premiato Mickey Rourke per "The Wrestler", in quanto si tratta di un personaggio (l'attore) quantomeno controverso e circondato da altre interpretazioni eccellenti che rendevano meno auspicabile una sua vittoria.


Il mio preferito rimane Frank Langella, titanico in "Frost/Nixon", ma non avevo speranze in una sua vincita, dato che la sua performance è squisitamente "teatrale" e perciò meno comprensibile da parte dell'Academy.


Sean Penn è l'attore cinematografico per eccellenza, camaleontico e impegnato, un interprete che si abbandona anima e corpo al suo personaggio.


In "Milk" è assolutamente strepitoso e, a differenza di quanto accadde per "Mystic River", questo suo secondo Oscar è, senza ombra di dubbio, meritatissimo.


Harvey Milk fu il primo politico americano apertamente omosessuale che fece della parità tra individui indipendentemente dall'orientamento sessuale il suo cavallo di battaglia ed il suo credo più profondo e Sean Penn coniuga alla perfezione un'interpretazione, per così dire, "manierista" con veri e propri guizzi di creatività.


Di seguito potete rivedere il suo bel discorso di ringraziamento:






Hollywood decided it was finally time for a happy ending!






Negli ultimi anni i premi Oscar per il miglior film sono stati assegnati a film cupi e nichilistici. Quest'anno, finalmente, qualcosa è cambiato: il premio più importante è andato a "The Millionaire", un film che parla del trionfo dell'amore sulle disgrazie della vita.

Sarà l'aria di cambiamento ispirata dal nuovo clima politico americano o la voglia di rivalsa in un momento di crisi economica, ma una cosa è certa: la vittoria di "The Millionaire" è meritatissima.


Lately a sense of gloom has reigned over the Oscars: the most recent winners have all been pessimistic films, focusing on mankind's self-destructive traits.

At last, something has changed and a happy ending has triumphed: the most important prize was given to "Slumdog Millionaire", a film about love's indissoluble fabric and endurance in the face of life's tragedies.

Perhaps the U.S.A.'s new political climate and the willpower born of the struggles against the economic crisis had something to do with the film's success, but one thing remains certain: the prize is incontrovertibly deserved.


SLUMDOG MILLIONAIRE 8 AWARDS

Best Picture - Miglior film

Best Director - Miglior regista

Best original song - Miglior canzone originale

Best original score - Miglior colonna sonora originale

Best adapded screenplay - Miglior sceneggiatura non originale

Best editing - Miglior montaggio

Best cinematography - Miglior fotografia

Best sound mixing - Miglior effetti sonori


THE CURIOUS CASE OF BENJAMIN BUTTON 3 AWARDS

- Best art direction - Miglior scenografie

- Best make-up - Miglior trucco

- Best visual effects - Miglior effetti visivi


MILK 2 AWARDS

- Best original screenplay - Miglior sceneggiatura originale

- Best leading actor - Miglior attore protagonista


THE DARK KNIGHT 2 AWARDS

- Best sound editing - Miglior suono

- Best supporting actor - Miglior attore non protagonista


WALL-E 1 AWARD

- Best animated feature film - Miglior film d'animazione


THE READER 1 AWARD

- Best leading actress - Miglior attrice protagonista


VICKY CRISTINA BARCELONA 1 AWARD

- Best supporting actress - Miglior attrice non protagonista


THE DUCHESS 1 AWARD

- Best costumes - Miglior costumi


DEPARTURES 1 AWARD

- Best foreign language film - Miglior film straniero


MAN ON WIRE 1 AWARD

- Best documentary feature - Miglior documentario


SMILE PINKI 1 AWARD

- Best documentary short film - Miglior corto documentario


SPIELZEUGLAND 1 AWARD

- Best short film - Miglior corto


LA MAISON EN PETIT CUBES 1 AWARD

- Best short animated film - Miglior corto d'animazione

Sunday 22 February 2009

The Oscars at last! Finalmente Oscar!




My dearest readers,
I'm about to embark on what promises to be a very exciting evening.
The stage of the Kodak Theatre in Los Angeles is set and Hugh Jackman is ready for his debut as host of the 81st Academy Awards ceremony.
I have managed to catch almost all of the nominated films and I have cast my votes.
Tomorrow I'll update the blog with all of the results and, later in the day, I'll add my personal comments and a detailed report of the ceremony.
Have a great night!
Carissimi lettori,
sto aspettando con grande ansia l'inizio dell' 81esima edizione della cerimonia degli Oscar in diretta dal Kodak Theatre di Los Angeles.
Questa edizione promette di essere molto emozionante, soprattutto grazie al nuovo presentatore Hugh Jackman.
Domani potrete collegarvi al blog per vedere tutti i risultati e, nel corso della giornata, un resoconto della serata con i miei commenti personali.
Ho avuto l'occasione di vedere gran parte dei film nominati e ho già stilato una lista di quelli che, secondo me, sono i più meritevoli, nonché una lista con le mie previsioni.
Staremo a vedere.
Buona nottata (o buona notte, a seconda...)!




Tuesday 27 January 2009

Revolutionary Road (S. Mendes, 2008)



3 CANDIDATURE AI PREMI OSCAR:

- Miglior Attore non protagonista - Michael Shannon

- Miglior scenografie

- Miglior costumi

Basato sull'omonimo romanzo di Richard Yates, il film, ambientato negli anni '50, racconta del tentativo di una coppia, Frank e April Wheeler, di abbandonare la vita di tutti i giorni, vissuta in una suburbia del Connecticut, per partire alla volta di Parigi.

Nell'ormai lontano 2000 Sam Mendes vinse il premio Oscar come miglior regista per "American Beauty", un capolavoro di luci ed ombre sull'infrangersi della "American family".
Adesso ci riprova, concentrandosi sulla vita coniugale di due sognatori mancati nella suburbia americana degli anni '50, e fà un buco nell'acqua.
"Revolutionary Road" è in definitiva un film sterile, le cui ambizioni sono schiacciate da una scientificità senza poesia e vanificate a causa della percepibile e generale impressione di un'involontaria artificiosità.
In tutto questo si salvano i magnifici interpreti, tutti degni di nota, e ciò non è poco.
Tra tutti svetta Kate Winslet, la cui interpretazione è stata scandalosamente ignorata dall'Academy, la cui interpretazione di una casalinga disperata brilla per originalità e spiazzante crudezza.
Si tratta di un ritratto vivido e disperato che colpisce nel profondo, tanto da causare dolore percepibile fisicamente da parte di chi guarda: April è vittima e carnefice, capace di sincero entusiasmo e glaciale indifferenza, brutale onestà ed inscrutabile falsità, insospettabile forza e straziante fragilità, focosa impulsività e lucidissima razionalità.
Sarebbe troppo riduttivo chiamarla depressa o frustrata, perché April è un personaggio molto complesso che la Winslet non pretende di spiegare, bensì si limita a descrivere con lo sguardo ed il tono della voce.
Frank, il personaggio di Leonardo Di Caprio, è, per un certo verso, il "cattivo" del film, marito fedifrago e infantile, solo all'apparenza dolce e comprensivo.
L'attore fà un ottimo lavoro nel trasporre sullo schermo i molteplici aspetti della personalità di Frank e non si ferma là, in quanto riesce per un bel po' a mantenere viva la falsa supposizione che il suo personaggio sia la vittima della situazione, l'uomo medio dotato di razionalità e buon senso il quale tuttavia non ha perso la capacità di sognare, per poi rivelare d'un colpo il suo egoismo e la sua codardia.
Il nominato all'Oscar Michael Shannon interpreta la personificazione della verità nel ruolo di un ex ricoverato in un ospedale psichiatrico che viene ritenuto pazzo quando, in realtà, è l'unico a dar voce, con indubitabile lucidità, alle frustrazioni dei coniugi Wheeler ed a far cadere la maschera ipocrita e sorridente indossata da tutti gli altri personaggi.
L'attore riesce a comunicare con sapiente mestiere l'ambiguità del personaggio, mettendo a disagio perfino gli spettatori.
Una speciale menzione va fatta anche nei confronti di Kathy Bates, qui insolitamente "pacata" e molto efficace nel rendere la vergogna provata da una donna, la cui reputazione si basa sulle sue buone maniere, a causa della pazzia del figlio.
La roulotte russa tra felicità apparente e cieca disperazione è sottolineata dalla bella e minimalista colonna sonora, firmata Thomas Newman, passata quasi inosservata, per oscuri motivi, in questa concitata stagione di premi.
Peccato, lo ribadisco, per il film nel suo complesso e per la regia, quasi impotenti di fronte alle prove attoriali, facendo accrescere la sensazione di futilità di un'operazione che, lungi dal provocare il senso di vuoto disperato e spaesamento nell'animo di chi guarda, intento dichiarato del film, lascia il vuoto della dimenticabilità.





Trailer originale in alta qualità (Theatrical Trailer): http://www.youtube.com/watch?v=rAsfF5pt-WA


Monday 26 January 2009

Screen Actors Guild Awards. Vincitori/Winners.


Si sono svolti in nottata i SAG Awards, i premi assegnati dall'associazione degli attori alle interpretazioni migliori dell'anno.

I risultati sono a questo link (results): http://www.imdb.com/features/rto/2009/sags

Commenti a seguire.

Thursday 22 January 2009

81st Academy Awards. Nominations/Candidature.



Il post verrà aggiornato progressivamente con l'annuncio delle candidature/ Updates in less than 30 min.

Sorprendenti candidature e delusioni! L'Academy ama stravolgere i pronostici.

Surprising nominations and disappointments! The Academy certainly loves turning the cards on the table.

Miglior attrice non protagonista/Best supporting actress

Amy Adams - Doubt

Penelope Cruz - Vicky Cristina Barcelona

Viola Davis - Doubt

Taraji P. Henson - The Curious Case of Benjamin Button

Marisa Tomei - The Wrestler

Miglior attore non protagonista/Best supporting actor

Josh Brolin - Milk

Robert Downey Jr. - Tropic Thunder

Philip Seymour Hoffman - Doubt

Heath Ledger - The Dark Knight

Michael Shannon - Revolutionary Road

Miglior attrice protagonista/Best actress in a leading role

Anne Hathaway - Rachel getting married

Angelina Jolie - Changeling

Melissa Leo - Frozen River

Meryl Streep - Doubt

Kate Winslet - The Reader

Miglior attore protagonista/Best actor in a leading role

Richard Jenkins - The Visitor

Frank Langella - Frost/Nixon

Sean Penn - Milk

Brad Pitt - The Curious Case of Benjamin Button

Mickey Rourke - The Wrestler

Miglior sceneggiatura originale/Best original screenplay

Courtney Hunt - Frozen River

Mike Leigh - Happy-go-Lucky

Martin McDonagh - In Bruges

Dustin Lance Black - Milk

Andrew Stanton, Jim Reardon, Pete Docter - WALL-E

Miglior sceneggiatura non originale/Best adapted screenplay

Eric Roth, Robin Swicord - The Curious Case of Benjamin Button

John Patrick Shanley - Doubt

Peter Morgan - Frost/Nixon

David Hare - The Reader

Simon Beaufoy - Slumdog Millionaire

Miglior regia/Best achievement in directing

David Fincher - The Curious Case of Benjamin Button

Ron Howard - Frost/Nixon

Gus Van Sant - Milk

Stephen Daldry - The Reader

Danny Boyle - Slumdog Millionaire

Miglior film d'animazione/Best animated feature film

Bolt (Chris Williams, Byron Howard)

Kung Fu Panda (John Stevenson, Mark Osborne)

WALL-E (Andrew Stanton)

Miglior film straniero/Best foreign language film

The Baader Meinhof Complex (Germany)

The Class (France)

Departures (Japan)

Revanche (Austria)

Waltz with Bashir (Israel)

Miglior film/Best motion picture

The Curious Case of Benjamin Button (Kathleen Kennedy, Frank Marshall, Ceán Chaffin)

Frost/Nixon (Brian Grazer, Ron Howard, Eric Fellner)

Milk (Dan Jinks, Bruce Cohen)

The Reader (persone da individuare)

Slumdog Millionaire (Christian Colson)

Miglior costumi/Best costume design

Catherine Martin - Australia

Jacqueline West - The Curious Case of Benjamin Button

Michael O'Connor - The Duchess

Danny Glicker - Milk

Albert Wolsky - Revolutionary Road

Miglior trucco/Best makeup

Greg Cannom - The Curious Case of Benjamin Button

John Caglione Jr., Conor O'Sullivan - The Dark Knight

Mike Elizalde, Thom Floutz - Hellboy II: The Golden Army

Miglior colonna sonora/Best original score

Alexandre Desplat - The Curious Case of Benjamin Button

James Newton Howard - Defiance

Danny Elfman - Milk

A.R. Rahman - Slumdog Millionaire

Thomas Newman - WALL-E

Miglior canzone/Best original song

"Down to Earth" - WALL-E (Bryan Adams, Thomas Newman)

"Jai Ho" - Slumdog Millionaire (A.R. Rahman)

"O Saya" - Slumdog Millionaire (A.R. Rahman)

Altri due nominati da annunciare in questa categoria

Per le altre candidature visitate/You can find the rest of the nominees at http://www.oscar.com/

Candidature all'Oscar in diretta su www.sky.it e www.bbc.co.uk



Sintonizzatevi oggi alle 14.30 su sky.it e assisterete in diretta all'annuncio delle candidature per 81esima edizione degli ambitissimi premi Oscar.

Live telecast : http://mag.sky.it/mag/speciali_mag/mag_oscarnomination.html

http://www.bbc.co.uk/

Buona Visione!

Thursday 15 January 2009

The Millionaire (Slumdog Millionaire, D. Boyle, 2008)




Candidato a 11 BAFTA

Vincitore di 4 Golden Globe Awards
- Miglior film drammatico
- Miglior regia
- Miglior sceneggiatura
- Miglior colonna sonora


Il giovane Jamal, nato e cresciuto nei bassifondi di Mumbai, è sul punto di vincere il premio massimo a "Chi vuol essere milionario", ma come ha fatto ad arrivare fino a quel punto?

Recensire questo film è per me non un'analisi bensì un tripudio di emozioni fortissime.
Quando vidi per la prima volta un film diretto da Danny Boyle, per la precisione "Trainspotting", mi sentii male: la sua cruda ed estrema rappresentazione della povertà in Scozia mi lasciò un vuoto terribile nell'anima.
In seguito, fu la volta di "Una vita esagerata", stroncato dalla critica e da me amatissimo, soprattutto a causa dell'ironia portata all'eccesso con la quale il regista spiegò il famoso detto "gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere".
Adesso, è la volta di "Slumdog Millionaire", letteralmente "il milionario dai bassifondi" ("slumdog" è "il cane dei bassifondi" ed indica dispregiativamente gli abitanti dei "slums", baraccopoli o bassifondi, comunque si vogliano chiamare le zone di estrema povertà delle grandi città), a differenza del titolo italiano capace soltanto di togliere la sottigliezza di significato all'originale, come spesso accade nelle traduzioni.
L'eccesso boyliano è alla base di questo film ma assume una portata ben diversa: qui l'eccesso è la cruda realtà, la sporcizia, la disperazione e la violenza che dominano ancora oggi nelle zone povere di Mumbai e tutti gli elementi che compongono questo quadro tremendamente realistico sono resi alla perfezione dalla empatica fotografia di Anthony Dod Mantle.
Tuttavia, era necessario un regista per definizione "eccessivo" e morbosamente attratto dai mali della società, ed in questo Danny Boyle è il massimo esponente, al fine di far volare questo film con la forza dell'immaginazione ed evitare che si riducesse a mero documentario.
Il risultato è, secondo me, un capolavoro del cinema contemporaneo grazie all'originalità della storia e della sua messa in scena, con particolare menzione nei confronti del montaggio mozzafiato di Chris Dickens e della colonna sonora di A.R. Nahman, il cui ritmo è tale da far pulsare il sangue in tutto il corpo per tutta la durata del film.
La sceneggiatura di Simon Beaufoy spazza via ogni retorica, passa attraverso il filtro del sense of humour, quello che fa ridere anche nel bel mezzo di una tragedia, ammicca a Bollywood verso la fine del film, parla con il linguaggio onesto e spontaneo di un bambino nella prima parte del film e costruisce un dramma familiare dal respiro epico in quella centrale.
Bravissimi gli attori, da noi sconosciuti, anche se in patria qualcuno di loro è assai famoso: in particolare brilla per espressività il giovane protagonista, Dev Patel, capace di comunicare con un sorriso ciò che neanche dieci pagine di monologo potrebbero equiparare.
Mentre scorrevano i titoli di coda le mie guance erano rosse ed il mio corpo danzava al ritmo della musica contro qualsivoglia meccanismo volontario avessi intenzione di attivare: consiglio fortemente di vedere questo film nelle sale cinematografiche per farvi coinvolgere completamente e mi avvio alla conclusione.
Un altro dei probabili candidati alla prossima edizione degli ambitissimi premi Oscar è "Il curioso caso di Benjamin Button", di cui vi parlerò a breve: se avete occasione di vedere entrambi i film, vi prego di riflettere sul reale significato del concetto di "epica", perché sulla base di questi due lungometraggi completamente agli antipodi l'uno rispetto all'altro si può costruire una riflessione assai complessa.
Non ho la presunzione di voler costruire una teoria filosofica da imboccarvi come se fosse una goccia d'oro dall'albero della sapienza cinematografica, però vorrei fare una considerazione finale che mi si è presentata con indubbia chiarezza.
Per me questo è sicuramente un film epico, in quanto è, in definitiva, una lunga e contrastata storia d'amore, trascendente rispetto al percorso di chi soffre immense perdite per arrivare, utilizzando le parole dell'istrionico e ambiguo conduttore televisivo Prem Kumar, interpretato alla perfezione da Anil Kapoor, "dalle stalle alle stelle" ed è la costante che guida le azioni eroiche, in senso non convenzionale, del protagonista.


Young Jamal, born and raised in the slums of Mumbai, is one question away from winning the top prize at "Who wants to be a millionaire?", but how did he get that far?

The first time I saw a Danny Boyle film, "Trainspotting" to be precise, I felt awful, as if the crude depiction of Scottish poverty had opened a dark abyss in my soul.
I tried again with "A life less ordinary", which the critics hated and I absolutely loved, mainly because of the eye-opening "irony gone wild" experience it was for me in regard to the famous saying "men are from Mars, women are from Venus".
Excess, a typically Boylian trait, is also the essential premise of "Slumdog Millionaire", although it takes on a very different meaning, as opposed to Boyle's earlier work.
In the slums of Mumbai excess is nothing if not crude reality itself : the filth, the hollowing despair and the merciless violence which reign over the people who are trapped in that life all add up to this disturbingly realistic portrait which Anthony Dod Mantle's brilliant photography empathizes with.
However, you might feel, at this point, that I'm describing a very well-made documentary and let me tell you immediately that is not so.
A story like this one needed to fly by letting imagination run wild with its creative force and only a director prone to excess by definition and, at the same time, morbidly attracted to the darkest depths of civilization could pull off the task at hand.
Luckily, Danny Boyle was the perfect man for the job and the final result is, in my opinion, a masterpiece in the contemporary panorama of the art of cinema.
A special mention goes out to Chris Dickens's nail-biting editing and to A.R. Nahman's score, literally capable of controlling the blood flow of any human being subject to its rhythm.
On the other hand, Simon Beaufoy's script gets rid of any form of rhetoric, seeps through that particular kind of humour which allows the audience to laugh in the very midst of tragedy, winks at Bollywood near the end, speaks through the eyes of a child in the first part and constructs a sturdy family drama with an epic feel to it in the middle.
The actors, virtually unknown on our side of the world, are excellent and the crown jewel is the young Dev Patel, who plays the main character Jamal, whose intensity manages to get across what an interminable number of pages of monologuing could not.
While the end titles rolled I was flustered and overjoyed, red with excitement and dancing to the music against my rational self and my suggestion to all of you, before I bring about my final thoughts on this film, is to go and watch this in a cinema (or movie theatre, whatever they call it these days) in order to get the full experience of this mind-blowing tale.
Another major player in the current award season is "The curious case of Benjamin Button" and if you catch both films I encourage you to reflect upon the concept of "epic", they stand for two diametrically opposite ideas of what such a concept should mean.
I do not presume to lend you golden drops from the tree of wisdom, but I would still like to base my final comment on this aspect.
It seems clear to me that this film has an epic feel to it, since it's ultimately a long and star-crossed love story, transcending the immense suffering of he who treads the path to get "from slums to success", in the words of histrionic and ambiguous tv show host Prem Kumar and ascending to the role of constant guiding light in every heroic gesture, unconventionally speaking, made by Jamal.

Trailer originale/Theatrical trailer: http://video.yahoo.com/watch/3820413/10452482

BAFTA Film Awards. Nominations.



The "awards season" continues....

Nominations for the British Academy Film Awards can be found here

http://www.bafta.org/awards/film/film-nominations-in-2009,657,BA.html

Monday 12 January 2009

Golden Globes. I risultati.






In nottata si è svolta la cerimonia dei "Golden Globes".


Ecco i risultati:



Miglior film drammatico.


"The Millionaire"


("Slumdog Millionaire", 2008, D. Boyle)














Commento : Purtroppo questo non l'ho ancora visto. Quando non vedrete commenti significa che ancora non sono ancora riuscita a visionare il film in questione. I film nominati all'Oscar e rientranti nelle categorie "classiche" (quindi non "miglior suono", "miglior effetti sonori", ecc.) saranno analizzati tutti.



Migliore attrice in un film drammatico.




Kate Winslet per "Revolutionary Road"















Commento : Un premio meritatissimo, speravo nella sua vittoria. Kate Winslet interpreta con originalità e spiazzante crudezza una casalinga disperata della suburbia americana degli anni '50 ed il suo ritratto vivido e disperato colpisce nel profondo, tanto da causare dolore percepibile fisicamente da parte di chi guarda. Quest'anno il mio voto andrebbe a lei per il premio Oscar.




Miglior attore in un film drammatico.




Mickey Rourke per "The Wrestler"



























Miglior film commedia.




"Vicky Cristina Barcelona"















Commento : Non avevo dubbi circa il prevalere di questo film sugli altri nominati. La briosa luminosità delle scenografie come solo Woody Allen sa renderle, la pungente ironia della sceneggiatura, la spumeggiante nevrosi dei personaggi interpretati con grande bravura dagli attori, a partire dalla nominata Rebecca Hall, e diretti dal regista con accattivante maestria, infine la musica sofisticata creano un mix irresistibile, un gioco costruito analizzando i devastanti effetti della forza di seduzione. Una sola domanda : chi è veramente il/la seduttore/seduttrice? A voi le ipotesi.




Miglior attrice in un film commedia.


Sally Hawkins per "Happy Go Lucky - La felicità porta fortuna"

("Happy-Go-Lucky", 2008, M. Leigh)










Commento : Sally Hawkins è un'attrice che ha fatto tanta strada. Mi colpì molto la sua interpretazione in "Peruasione", il film prodotto per la BBC e tratto dal romanzo omonimo di Jane Austen, e la sua performance in "Happy-Go-Lucky", in cui interpreta un'insegnante delle elementari eccentrica ed ottimista fino allo stremo in un mondo che va a pezzi intorno a lei, è la conferma della sua versatilità.Tanto il film è dimenticabile quanto lei è memorabile ... e non è dire poco.






Miglior attore in un film commedia.






Colin Farrell per "In Bruges"





























Migliore attrice non protagonista.





Kate Winslet per "The Reader"




















Miglior attore non protagonista.





Heath Ledger per "Il cavaliere oscuro"

("The Dark Knight", 2008, C. Nolan)






Commento : Che dire di più? Questo premio era scontato, un tributo alla tredicesima fatica di Ercole del mondo dei cattivi cinematografici ed alla tragica scomparsa dell'attore sopraffatto dal titanico personaggio, talmente grande nel male da ribaltare l'opinione dei critici su di un film con debolucci presupposti di sceneggiatura e, perciò, qualitativamente inferiore al predecessore, nonché meno appassionante.





Miglior film d'animazione.





"WALL - E" (Pixar)

























Miglior film in lingua straniera.




"Valzer con Bashir" (Israele)

("Vals im Bashir, 2008, A. Folman)





























Miglior Regista.




Danny Boyle per "The Millionaire"

























Miglior sceneggiatura.



Simon Beaufoy per "The Millionaire"

























Miglior colonna sonora.


A. R. Rahman per "The Millionaire"





















Miglior canzone originale.

Bruce Springsteen per "The Wrestler" dal film omonimo.





























A presto!