Sunday 22 November 2009

New Moon (C. Weitz, 2009)


Il secondo capitolo della saga di "Twilight" narra la separazione tra i due amanti Bella, umana, ed Edward, vampiro, in seguito ad un terribile incidente e le conseguenze che ne derivano.

Se il valore di un film adattato da un romanzo si misura in termini di fedeltà al modello originale, "New Moon" ricade sicuramente in una categoria positiva.
Tuttavia, la fedeltà assoluta al romanzo non funziona sempre e comunque, a maggior ragione se quest'ultimo non si presta in via immediata ad un linguaggio visivo come quello cinematografico.
Infatti, il libro della Meyer è radicalmente introspettivo, dal momento che la storia è filtrata interamente attraverso la depressione profonda e ossessiva in cui si trova la protagonista Bella, la quale affida alla memoria tutto il suo essere, per esempio tentando in ogni modo di sentire la voce di Edward, il suo amato perduto, un'illusione pericolosa e totalizzante.
Gli accorgimenti portati avanti dal team che ha realizzato questo secondo capitolo della saga fantasy sorprendono per la capacità di dare un ritmo costante alla storia, nonché per l'intelligenza con cui i pensieri di Bella vengono tradotti sullo schermo.
Un esempio in merito è dato dalla voce narrante della protagonista, che non si limita a raccontare i propri stati d'animo, il che avrebbe appestantito terribilmente la scioltezza del racconto, bensì immagina di narrarli per corrispondenza al personaggio di Alice, sorella di Edward.
Tuttavia, l'esempio più citato è rappresentato dal modo in cui è stata riportata la continua impressione da parte di Bella di sentire la voce dell'amato: un semplice voice over di Edward avrebbe costituito un'inutile distrazione rispetto agli accadimenti narrati, motivo per cui tale voce illusoria è stata incorporata tramite apparizioni fugaci del personaggio in nuvole di fumo et similia per rendere l'idea della sua inconsistenza materiale. Purtroppo il trucco non riesce ad ogni tentativo ma è meglio di niente.
In compenso, alcune parti del libro vengono decisamente migliorate (basti l'esempio del ricongiungimento in Italia, per chi ha già visto il film), altre debitamente "sfrondate" oppure acutamente invertite, e Melissa Rosenberg si conferma ancora una volta sceneggiatrice intelligente e misurata.
Al di là della validità dell'adattamento, è necessario ponderare il valore di "New Moon" in quanto film e raccordarlo al precedente nella saga (mi riferisco, ovviamente, a "Twilight"). Non vi è alcun dubbio circa l'impostazione di fondo del film: infatti, mentre il precedente conserva in toto la pervasività del punto di vista unitario, ossia l'"Io" della protagonista, e di conseguenza si muove su una direttrice intimistica a cui si addice perfettamente lo stile indie della pellicola, questo secondo capitolo si pone in un'ottica esterna e frammenta la prospettiva della narrazione al fine di rendere la storia un racconto fantasy decisamente più classico in tutti i suoi elementi, dalla regia alla fotografia alla musica e così via.
Il risultato è un ottimo rappresentante del genere, anche se non privo di qualche involontario momento di ilarità (per esempio la sequenza della visione di Aro, sempre per chi ha visto il film).
Alcuni critici si sono soffermati, a mio avviso eccessivamente, sull'ideologia di fondo, il sottotesto di impronta mormone in base al quale tutto il film costituirebbe una rappresentazione allegorica dell'astinenza sessuale.
Personalmente credo che tali osservazioni non aggiungano nulla allo spessore del film, che si regge da solo come favola tragica e romantica arricchita dalla grandeur dell'epica.