Saturday 29 November 2008

Pomodori verdi fritti (alla fermata del treno) (J. Avnet, 1991)



Evelyn fa amicizia in un ospizio con la vivace e anziana Ninny, che le racconta la storia di un'amicizia tra due donne, Idgy e Ruth, nell'Alabama del Primo Dopoguerra.

Il film di Avnet si muove su due binari: il primo è rappresentato dalla commovente amicizia tra la simpatica cicciottella Evelyn (Kathy Bates) e l’anziana Ninny (Jessica Tandy), mentre il secondo consiste nelle memorie dell’anziana signora riguardo ad un'altra amicizia, quella tra la spregiudicata Idgy (Mary Stuart Masterson) e l’affabile Ruth (Mary-Louise Parker).
La prima storia funziona soprattutto come commedia brillante, con qualche spiraglio di malinconia, mentre la seconda è un drammone sull’America rurale dei tempi andati, con l’aggiunta di un’impronta proto-femminista.
Il problema maggiore che ho riscontrato in questo film è il debolissimo, se non assente, legame tra le due storie, a tal punto che entrambe potrebbero funzionare in maniera del tutto autosufficiente come film autonomi: ne consegue che, pur considerando la non indifferente durata, il film non riesce ad inquadrare bene tutti i personaggi principali e a soffrirne è soprattutto la storia di Idgy e Ruth e dei loro pomodori fritti.
Il rapporto profondo che lega le ragazze non viene mai giustificato con un’analisi attenta delle rispettive personalità, a tratti perfino banalizzate, e sembra quasi che vi sia la volontà di trattenere qualcosa, di non andare oltre la superficie e, allo stesso tempo, di far mancare, con l’eccezione di qualche scena, come ad esempio quella del bagno notturno, quell’elemento di delicata suggestione che dovrebbe far protendere lo spettatore verso il non-detto o il non-fatto.
La storia di Evelyn e Ninny è più coerente, forse anche grazie alla minore complessità degli eventi che si susseguono in essa, e la simpatia dei due personaggi è contagiosa e spontanea, tale da rendere credibile ed a tratti molto commovente la loro amicizia, come ad esempio nella splendida scena finale.
Purtroppo quest’ultima è anche, delle due, la storia più sacrificata e, rispetto all’intensa drammaticità dell’altra, finisce per sembrare una sorta di inutile sketch comico a causa del montaggio “a intermittenza” del film, che spezza il ritmo laddove ci sarebbe bisogno di continuità e viceversa.
In definitiva, la bellezza delle due storie sta nell’individualità delle stesse, mentre il film nel suo complesso si rivela uno scoordinato tentativo di mettere in scena vite parallele.

Trailer (originale) : http://www.youtube.com/watch?v=wwYDQG0c-cs




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