Saturday 23 January 2010

Avatar (J. Cameron, 2009)


Jake Sully (Sam Worthington), ex marine paraplegico, accetta di sostituire il gemello morto in una spedizione scientifica diretta sul pianeta alieno di Pandora.

Chiunque abiti in un luogo dotato di mezzi di comunicazione di massa sa che "Avatar" è un film dagli effetti speciali assolutamente strabilianti. E lo sono, senza ombra di dubbio. Per questo sarebbe inutile e presuntuoso, da parte di chi scrive, elencare le innumerevoli meraviglie che ciascun paio di occhi deve necessariamente vedere per credere. D'altronde bisognava aspettarselo da un film di James Cameron, perfezionista estremista della settima arte.

Sicuramente egli non si è accontentato di rivoluzionare per sempre il modo in cui intendiamo il cinema secondo canoni meramente visivi ed ha predisposto uno strumentario più che idoneo a creare un film completo sotto ogni aspetto, a partire da una sceneggiatura che ha un buon ritmo e non annoia. Il cast è in ottima forma, in primis il bravo protagonista Sam Worthington e la sempreverde Sigourney Weaver nel ruolo del capo della spedizione scientifica, ed è adiuvato dalle note del veterano, nonché fedele collaboratore del regista, James Horner.

I fan di Cameron dai tempi di "Terminator" e "Aliens" saranno più che appagati dalle lunghe sequenze d'azione allo stato puro, anche se la vena romantica che ha trasformato il regista in re degli Oscar con il suo "Titanic" oramai quasi tredici anni fa si manifesta nella natura di Pandora e nel nuovo valore che assume il termine "romantico" in tale contesto. Infatti, ad avviso di chi scrive, non bisogna scorgere nella trama di "Avatar" il messaggio ultimo del film, ossia un'esortazione all'integrazione culturale alla "Pocahontas" che pure, in una qualche misura, sicuramente c'è. "Io ti vedo". Questo è il saluto della popolazione indigena dei Na'vi e sta a significare il legame spirituale che unisce tutti gli esseri viventi, quindi la Natura nel suo complesso, alla divinità. Il protagonista è un rude disilluso proveniente da un mondo in profonda decadenza che impara a fermarsi e scoprire il rigoglio di un mondo colorato e spirituale, imparare ad apprezzare la silenziosa delicatezza dei suoi abitanti più piccoli, il fervore di una popolazione indissolubilmente legata alle proprie tradizioni e l'amore nella sua forma più pura e innocente. In altre parole, Jake Sully scopre il Bello, ossia il Vero.

Al di là delle note filosofeggianti, inconsapevoli o meno, il romanticismo di Cameron, nonché la sua minuziosità, impera in quei momenti: proprio allora il 3D si rivela in tutto il suo inimmaginabile splendore.

Un'ultima nota finale: il doppiaggio di questo film non è così male. Sembra incredibile, ma è vero.

1 comment:

Unknown said...
This comment has been removed by a blog administrator.