Sunday 24 January 2010

A Single Man (T. Ford, 2009)


Il professor George Falconer (Colin Firth) ha perso il proprio compagno in un incidente d'auto. Un giorno si sveglia e decide di compiere un gesto estremo.
La fragilità dell'esistenza umana, l'elaborazione del lutto e, soprattutto, la pura bellezza della gioventù.
Sembra una descrizione sintetica del capolavoro di Luchino Visconti "Morte a Venezia" e invece si tratta di "A single man", debutto dietro la macchina da presa dello stilista Tom Ford, che pure ha qualcosa in comune con il primo, a partire dalle note di Abel Korzeniowski, memori della intramontabile Sinfonia n. 5 di Mahler.
Il tema dell'omosessualità funge da contesto entro il quale si svolge la vita del protagonista (un bravissimo Colin Firth, purtroppo doppiato molto molto male, proprio come gli altri) e contribuisce ad incrementarne il senso di alienazione, sullo sfondo di un' America paralizzata dalle minacce della Guerra Fredda.
Il titolo ha un duplice significato: "un uomo senza compagno" e "un solo uomo".
Ebbene, il film è sicuramente una commovente e nostalgica storia d'amore, ma è soprattutto la visione del mondo di un uomo che ha una sensibilità diversa rispetto ai più e che si trova alla costante ricerca di una perfezione minuta in un macrocosmo freddo e decadente. Tom Ford si dimostra regista di talento, amante delle forme e dei colori e sobrio nella rappresentazione, mai didascalico o compiaciuto. Il film è appesantito da qualche lungaggine eccessiva (ad esempio il dialogo nel bar tra il professor Falconer e un suo giovane studente), un difetto perdonabile dal momento che si tratta di un esordio.



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